Perchè un blog sulle radici del Cilento?

spighe

Il tipo di approccio che vogliamo privilegiare con questo blog è quello della ricerca delle tradizioni cilentane per portarle ad essere conosciute altrove. Non è una rivisitazione nostalgica di quello che fu ma una riflessione su quello che si potrebbe costruire partendo dalla nostra storia. Il mondo rurale cilentano è in un momento di grande cambiamento. Si è capito che le tradizioni da sole non possono reggere il confronto con un mercato che si è evoluto e che richiede un forte impegno nella ricerca della qualità e della difesa del territorio. L’economia legata al mondo rurale nel Cilento vede sempre più spesso penalizzati coloro che non hanno saputo innovare le proprie produzioni anche per mancanza di una sensibilità precisa nella ricerca del miglioramento dei propri prodotti. Le colture tradizionali più diffuse sono quelle dell’olivicoltura, della fichicoltura, delle ortive… pochi hanno capito che è ora di rivolgersi ai mercati con un approccio innovativo che sia rispettoso sì delle tradizioni ma che sia capace di andare oltre l’aspetto prettamente localistico legato al folklore e ai sentimentalismi. Il Cilento può giocare un ruolo di primo piano in determinati ambiti e circuiti ma bisogna uscire dal clichè del contadino che coltiva il proprio orticello come si faceva 50 anni fa, senza cercare alleanze/collaborazioni tra coloro che hanno in comune l’interesse per il rurale. Nonostante i dibattiti che si sono accesi negli ultimi tempi grazie alla diffusione dei social networks la situazione è rimasta pressochè immutata in questa parte del meridione d’Italia: c’è un gran parlare, un gran dibattere, molta agitazione ma, alla fine, le campagne restano spopolate e l’accesso alla terra molto complicato. Il Cilento è oggi un’area a bassissima densità demografica in cui vige un’economia di autoconsumo e in cui abbiamo un sistema produttivo che presenta caratteristiche di scarsa evoluzione, mancanza di innovazione e scarse e lontane prospettive di crescita. Il turismo delle seconde e terze case ha dato il colpo di grazia a un territorio già in forte crisi da un punto di vista occupazionale e di reddito e, come dicevamo, il settore agricolo rappresenta oggi forse l’unica possibilità di crescita a patto che si prenda coscienza della necessità di mettere in campo misure che puntino ad arginare il declino delle attività rurali e lo spopolamento del territorio. La nuova sfida si gioca soprattutto sul terreno del posizionamento, sulla capacità di rompere i vincoli delle marginalità vecchie e nuove e di allargare e rafforzare la base produttiva e socio-demografica del territorio. In questo blog cercheremo di dar voce a tutti coloro che stanno lavorando per costruire un prodotto di eccellenza, a tutti coloro che pensano che si possano, assieme, raggiungere livelli qualitativi in grado di posizionarci sul mercato, sia esso territoriale che extra territoriale. A tutti coloro che non hanno visibilità perchè non hanno la forza e nemmeno il tempo di dedicarsi ad attività di comunicazione e di marketing, a tutti coloro che difendono la cultura e la tradizione del nostro territorio.

Un venerdì 13 al Koi Bistrot

A Vallo della Lucania c’è un locale unico nel suo genere: il Koi Bistrot.
Atmosfera accogliente, arredamento essenziale ma di gran gusto, piatti innovativi ma senza sconfinare nel “vogliamo stupirvi a tutti i costi”… Ottima carta dei vini con un occhio di riguardo ad alcune eccellenti cantine locali, atteggiamento informale dell’ottimo staff che ti mette immediatamente a tuo agio e grande attenzione del demiurgo/innnovatore/geniale conduttore Cristiano De Cesare…

Dicembre… venerdì 13 sera, tempo da lupi, pioggia a catinelle e voglia di starsene a casa al calduccio… qualcosa mi ha spinto a mettermi in macchina per partecipare ad uno dei tanti eventi organizzati in ragione di un’attenzione quasi maniacale per tutto quello che è meritevole di considerazione, sia per il cibo come per il vino, per la musica e tanto altro… serata in compagnia di Alferio Romito e i suoi vini, oltre che di tanti altri amici…
Il Colle del Corsicano e le sue proposte: apre le danze il Licosa, fiano in purezza, che accompagna un lussuoso antipasto a base di salmone affumicato, riso venere e altri strabilianti ingredienti… si passa poi al Furano, rosato aglianico 100%, che, come una brezza marina (il furano è il vento che spira sulle coste del Cilento) accarezza un gustosissimo polpo passato in farina di semola, fritto e fatto accomodare su una delicata mantecatura di burrata, per poi finire con il Patrinius, nobile ed esaltante risultato di uve aglianico con una piccolissima presenza di primitivo (7%) che esalta la raffinatezza di un raviolo quadrato ripieno di noci e ricotta su fonduta di gorgonzola e guanciale croccante…

Che dire… il mio auspicio è che ci siano sempre più locali com il Koi Bistrot perchè andare a cena in posti come questo non è un mero esercizio di soddisfazione del palato. Si incontrano persone con cui scambiare esperienze, passioni, momenti piacevoli ma, soprattutto, ci si ritrova a sorprendersi per le tante eccellenze che il territorio riserva… basta affidarsi a coloro che, come Cristiano, vivono il proprio lavoro pretendendo di ricavarne sempre il massimo della soddisfazione… Annotatevi l’indirizzo e i contatti… mi farete sapere!! Ad maiora semper…

Koi Bistrot
Piazza Vittorio Emanuele II, 64/66
Vallo della Lucania – SA
+39 0974 359312
info@koibistrot.it

Il Rifugio del Contadino

Oggi voglio parlarvi di un progetto interessante e abbastanza atipico nel panorama della ristorazione/accoglienza del Cilento. Il Rifugio del Contadino è una struttura agrituristica situata a ridosso del golfo di Policastro, a Bosco per la precisione…
Cosa c’è di particolare in questa struttura? Si tratta, in sintesi, di una fucina di cose buone e di qualità che spaziano dalla cura e dall’utilizzo dei prodotti locali, sino alla creazione di prodotti derivanti dall’utilizzo di piante officinali, dall’utilizzo della canapa e, dulcis in fundo, la creazione di un ambiente rassicurante e familiare dovuto alla presenza di un bel camino nella sala pranzo e dalle tele di pregevolissima fattura che si possono ammirare in questo ambiente…

I prodotti sono curati da Isabella e le tele da Cesare… un connubio felice e vincente completato da due magnifiche creature che completano questa famiglia sorridente e produttiva….

C’è una naturale propensione a promuovere i prodotti del territorio e un’attenzione maniacale nella scelta delle materie prime utilizzate per la preparazione dei piatti, tutti rigorosamente derivanti dalla tradizione cilentana e tutti curati personalmente dalla signora Giuseppina, mamma di Isabella.

Oltre a questo da un po’ di tempo Isabella e Cesare hanno scelto di adottare una carta dei vini esclusivamente cilentana, a conferma del fatto che la scelta di promuovere il territorio non è più un’opzione ma una vera e propria priorità.

Ad essere privilegiate sono soprattutto piccole aziende a conduzione semi familiare, piccole realtà che, non di rado, sono fuori dai circuiti della grande ristorazione, non perchè siano prodotti di qualità inferiore ma perchè ci troviamo di fronte a vere e proprie proposte di nicchia, con poche migliaia di bottiglie prodotte… il Cilento a dimensione d’uomo e la cura necessaria nella proposta e nella scelta di chicche riservate ai fortunati che si trovano a passare da queste parti.

Il Rifugio del Contadino è la proposta innovativa per un’esperienza autentica e originale senza rinnegare la cultura e le tradizioni, al contrario… qui le tradizioni vengono rinnovate e valorizzate dall’innovazione frutto di strategie semplici ma essenziali, progetti e visioni frutto della grande esperienza dei nostri amici.

Qui ci si siede ad ammirare lo splendido scenario del golfo di Policastro con, alle spalle i contrafforti rassicuranti e familiari del Monte Bulgheria, il gigante buono che svetta in questo angolo di Cilento e si possono apprezzare i piatti della tradizione cilentana annaffiati da vini di grande qualità e, alla fine della degustazione, apprezzare i liquori della casa, tutti a base di essenze ed erbe del territorio….

Isabella e Cesare vi aspettano, se volte vivere un’esperienza irripetibile bisogna andare… non dite che non vi avevo avvertito!!!

Il Rifugio del Contadino
Loc. Cavaliere
Bosco di San Giovanni a Piro (SA)
Tel. (+39) 340.2526876 
      (+39) 389.0078763 
www.ilrifugiodelcontadino.it

Consorzio Vini Salerno: rinnovati i vertici

Cambio ai vertici del Consorzio Vita Salernum Vites, ieri 8 gennaio l’assemblea dei soci ha eletto Andrea Ferraioli presidente del consorzio e Luigi Maffini e Mario Mazzitelli vice presidenti.
Il consiglio di amministrazione è formato da Luigi Scorziello, ex presidente del sodalizio, Gaetano Bove, Paola De Conciliis, Ciro Macellaro, Mario Notaroberto, Luigi Reale, Marco Serra e Mila Vuolo.

Il Consorzio Vini Salerno è un ente di tutela e valorizzazione vitivinicola che si è costituito nel 2012 e si occupa appunto della tutela, vigilanza, promozione, valorizzazione, informazione al consumatore e interessi relativi alla DOC Castel San Lorenzo, Doc Cilento, Doc Costa d’Amalfi, IGT Colli di Salerno e IGT Paestum. Dal 2012 ad oggi è riuscito a raccogliere l’adesione di circa 260 viticoltori di tutto il territorio della provincia di Salerno ottenendo il sostegno delle istituzioni a livello regionale, nazionale ed europeo.

Numerose le iniziative di successo già organizzate dal consorzio che hanno contribuito ad accendere i riflettori su un settore che gode, in questo momento, di grande attenzione da parte dei consumatori e che, si spera, crei il tanto agognato meccanismo sinergico che veda coinvolti sia il mondo dei produttori sia la ristorazione locale, con ricadute positive e la creazione di circuiti microeconomici dalle prospettive interessanti.

L’ultimo evento, in termini di tempo, è stato “Il Vino del Tuffatore” che si è tenuto presso il Museo di Paestum, giunto oramai alla quarta edizione. Presenti 33 aziende che hanno presentato i loro vini a marchio comunitario, con degustazioni e seminari condotti da personaggi del settore e giornalisti specializzati. In particolare questa edizione ha posto, come tema centrale, le tematiche relative ai cambiamenti climatici e le pratiche a sostegno di difesa delle colture.

Andrea Ferraioli, nuovo presidente, conduce assieme alla moglie, Marisa Cuomo, l’azienda di famiglia che ha sede a Furore, costiera amalfitana. Il loro amore e una straordinaria passione per il vino li hanno portati, oggi, ad essere una delle aziende di punta dell’enologia italiana a livello internazionale. Luigi Maffini, vice presidente, ha cominciato all’inizio degli anni ’70 con la prima vigna e da allora è stato un crescendo di successi e di prodotti eccezionali, un pioniere della viticoltura in Cilento che esporta i propri vini in tutto il mondo, coadiuvato dalla signora Raffaella, sua sposa.
Mario Mazzitelli, altro vice presidente, titolare dell’Azienda Lunarossa, opera nel territorio dei Monti Picentini e ha saputo creare un brand di grande prestigio con i suoi vini che vengono dalle colline che si affacciano sul golfo di Salerno, ricchi di sentori risultato della brezza marina e della natura calcarea ed argillosa dei terreni.

Il consiglio di amministrazione è un compendio di esperienze e di giovani viticoltori, i primi ci mettono il sapere e la tradizione, i secondi la freschezza e la voglia di sperimentare. Cosa dire, auguriamo a tutti un buon lavoro e, soprattutto, la capacità di spingere sempre più per l’affermazione di sinergie e collaborazioni che diano al settore e al territorio occasioni di crescita e raggiungimento di traguardi sempre più prestigiosi.

Ad maiora!!!

Molly’s Pub – Palinuro

Nell’era dei ristoranti a km zero e delle pizzerie “territoriali” andiamo a farci un giro a Palinuro, in p.zza Virgilio e veniamo accolti dallo staff del Molly’s e dal benvenuto, il sorriso e la vitalità di Gabriela, al banco appena all’ingresso…
Nelle cucine si lavora agli impasti, alla lievitazione, alla parte creativa… Giuseppe e Larita, un tandem affiatato ed efficace…

Un buon inizio per un locale storico di Palinuro, nato nel 2001, un punto di riferimento per la movida locale, aperto tutto l’anno e con una ampia e qualificata offerta di birre speciali.
Ottima scelta di birre in bottiglia (soprattutto birre belghe e tedesche) ma il must è la cura che abbiamo ritrovato nel servire le birre spillate…
La spillatura delle birre è un passaggio fondamentale per garantire la qualità di un prodotto ed in questo Gerardo Cosentino, il proprietario del locale, non scende a compromessi.

E’ un locale giovane, assolutamente riduttivo definirlo pizzeria perchè è molto altro… provate ad assaggiare le costolette di maiale passate in una crema piccante e mi saprete dire…

Il capitano, dicevamo, è Gerardo Cosentino, chef di punta della ristorazione locale e proprietario di un altro locale di grande prestigio, sempre a Palinuro: Pappa & Poppa Hostaria.
Gerardo ci tiene a parlare della sua filosofia nella scelta dei prodotti e, soprattutto, ci parla entusiasticamente di un progetto che porta al centro dell’attenzione la ricerca della qualità e il recupero dei sapori autentici della nostra tradizione.

Ci spiega che la standardizzazione a cui ci ha abituato la grande distribuzione è figlia di scelte consumistiche che non hanno niente a che vedere con la valorizzazione del saper stare a tavola. Ci parla del pane che ha recuperato quel sapore caratteristico derivante dalla qualità dei grani utilizzati, dall’impasto con lievito madre e da una lievitazione che non è legata ai ritmi da fast food, dalle logiche che per troppo tempo hanno condizionato la percezione di quanto sia importante mangiare bene.
Ci parla dell’olio di oliva extravergine che ha sapore di Olio, che ci regala sentori e profumi diventati rari e, proprio per questo, ancora più preziosi.
Ci parla dell’emozione di andare a cercare le primizie e le piante spontanee per la creazione di piatti e proposte uniche e inimitabili…
Ci parla della necessità di riscoprire la grande ricchezza culturale della cucina “povera” cilentana che di povero non ha niente, ci parla della sua terra e di quanto sia necessario conoscere tutte le sfumature che ti portano ad essere ambasciatore e promotore delle proposte legate ai vari territori.


Ci parla della rete di produttori di riferimento e, giusto per citare qualcuno, troviamo il Mulino Demetra di Giovanni Caputo a Castelruggero. Le farine fornite dal mulino sono farine di prima qualità ricavate da grani locali e molite in maniera tradizionale. La rotazione lenta evita il surriscaldarsi delle farine e ne mantiene intatte proprietà e qualità organolettiche. Gerardo utilizza queste farine per l’impasto del pane e delle pizze ma anche come base per altre soluzioni.

Poi ci parla dell’Aglianicone di Mario Donnabella e allora capiamo perchè Gerardo Cosentino è un riferimento del territorio… capiamo perchè il futuro è delle persone come lui, di coloro che sanno mettersi in ascolto, di coloro che sanno riconoscere il lavoro degli altri, di rispettarlo e di farlo apprezzare agli altri… capiamo perchè Gerardo è diventato e sarà sempre di più uno chef territoriale, una persona con un ruolo cruciale nelle sorti della ristorazione di riferimento.

Uno chef capace di emozionarsi e capace di emozionare, un signore di altri tempi con valori e convinzioni solide, trasmesse da una famiglia unita, che lavora ad un unico obiettivo comune, con risultati lusinghieri e con l’apprezzamento di tutti coloro che sanno riconoscere valori come laboriosità, competenza, rispetto e buona educazione.

 

Gerardo Cosentino – Pappa e Poppa Hostaria

Gerardo Cosentino a otto/nove anni andava già ad apprendere il mestiere di barista in un bar al Porto di Palinuro; gli piaceva stare a contatto con la gente, avere la possibilità di lavorare rimanendo a disposizione di coloro che frequentavano i locali, le pizzerie, i ristoranti… e quindi, in maniera quasi scontata, eccolo a 16 frequentare il corso di pizzaiolo sempre a Palinuro, corso che lo vede impegnato per un anno e mezzo in cui apprende i rudimenti del mestiere, a gestire gli impasti, a capire come utilizzare i prodotti. Dopo il corso apre un pub pizzeria, il Molly’s, un locale che diventa ben presto un punto di riferimento per gli amanti della pizza e che può vantare, oltre alla storia, una delle pizze migliori di tutto il territorio cilentano.

Sin da subito Gerardo rivela una specifica attitudine nel voler garantire un prodotto di assoluta qualità, curando personalmente la ricerca e l’acquisto delle materie prime, delle farine speciali, occupandosi in maniera maniacale della perfezione dell’impasto e privilegiando l’utilizzo di prodotti di stagione.

Una volta avviata la conduzione della pizzeria, il nostro parte (siamo all’incirca verso il 2005) per specializzarsi in quella che rappresenta la sua aspirazione principale e partecipa a “Professione Cuoco” un corso professionalizzante del Gambero Rosso articolato in due aree.
Area teorica, con approfondimenti sul nutrizionismo, la merceologia e le norme di igiene e sicurezza; Elementi di comunicazione, social e digital marketing, Inglese per l’enogastronomia.
Area pratica, in cui si trattano le tecniche culinarie di base, il corretto impiego degli strumenti, le cucine regionali e internazionali, e si ha la possibilità di entrare in contatto con le filosofie dei grandi chef.

Questo corso permette a Gerardo di acquisire le nozioni necessarie per entrare a pieno titolo nella grande famiglia della ristorazione di qualità e, una volta terminato il corso, rientra a Palinuro, rileva un immobile nel centro del paese, lo ristruttura e parte con l’avventura “Pappa e Poppa Hostaria”.

Lo accompagnano in questa sfida affascinante mamma Lucia, che è stata fonte di ispirazione per i piatti di Gerardo e che, in qualche maniera, ha dato le indicazioni verso cui si è orientata la filosofia adottata (tra l’altro mamma Lucia è al fianco di Gerardo anche fisicamente in quanto è sempre presente in cucina a coadiuvare l’attività dello chef). Oltre a mamma Lucia c’è la presenza costante di papà Carmelo che si occupa dell’orto di famiglia, vera e propria dispensa “naturale” da cui attingere i prodotti utilizzati. Dulcis in fundo abbiamo la sorella, Maria, esperta sommelier e grande conoscitrice di vini locali, nazionali e internazionali, per non parlare delle bollicine, particolarmente utilizzate e gradite.

Si apre una nuova stagione ed ancora una volta Gerardo Cosentino, la sua famiglia e i preziosi collaboratori dello staff, si accingono ad affrontare con rinnovato entusiasmo i prossimi mesi, proponendo piatti nuovi, frutto della continua ricerca che questo chef opera costantemente su un territorio baciato dalla fortuna. Un territorio ricco, sorprendente e unico… come dice Gerardo, “con un prodotto buono, eccellente, è molto più facile cucinare…”

Pappa&Poppa Hostaria
Via Indipendenza 113, Palinuro (Sa)
Tel. 339 3760020
http://www.pappaepoppahostaria.it

 

Gioi e la soppressata

Le prime notizie si hanno nel 1034 e si crede che l’ attuale centro abitato abbia avuto origine intorno ad una fortezza longobarda nel VII secolo d.C. . Di certo è possibile affermare che vista la sua posizione geografica decisamente strategica, doveva essere una fortezza-rifugio enotria.

Gioi, subì la dominazione lucana, romana e anche la colonizzazione longobarda, come testimoniano i suoi ex casali di Sala e Salella, appartenenti all’antico sistema agricolo della “Curtis”.

E’ un piccolo borgo che conta poco più di 1500 abitanti e si trova a 680 mt sul livello del mare. In età medievale fu costruita, intorno alla città un’imponente cinta muraria inframezzata da torri e culminante in un castello.
Famosa fu l’università di Gioi che fece parte quale territorio autonomo all’interno della Baronia di Novi. Gioi era un grande centro e punto di riferimento della zona, grazie alle sue risorse economiche, derivanti dall’agricoltura, dalla pastorizia, dall’allevamento del baco da seta e dalle attività artigiane di cuoi e pellami.

Oggi è un tranquillo paesino del Cilento rinomato soprattutto per due prodotti simbolo del territorio: il fusillo di Gioi e la soppressata.

Il fusillo di Gioi è una vera e propria istituzione per gli amanti della cucina cilentana, è il fusillo classico che veniva preparato in occasione di avvenimenti importanti e nei giorni di festa. Preparato impastando farina di semola, uova e acqua si ricavano dei cilindri di pasta che poi vengono arrotolati attorno un ferro in maniera da avere un foro centrale. Sono serviti in generale con sugo di castrato o, qualche volta, con sugo di cinghiale. Era talmente rinomato che, a metà del mese di agosto, veniva celebrata una delle sagre più frequentate di tutto il Cilento. Questa sagra si svolgeva all’interno del convento di San Francesco, in un’atmosfera molto suggestiva. Oggi, purtroppo, questa sagra ha perso molta dell’importanza originaria.

La soppressata di Gioi è un salume molto rinomato, ed è un prodotto antichissimo: secondo testimonianze scritte risale almeno all’XI secolo. Purtroppo la sua produzione è quasi esclusivamente familiare, mentre questo nobilissimo salume potrebbe rappresentare una risorsa importante per il territorio. Si ricava dalle parti pregiate del suino (filetto, coscia, lombo e spalla) accuratamente mondate di tutte le cartilagini e dei nervetti. La carne è sminuzzata finemente a punta di coltello, condita con sale, pepe e, in certi casi, peperoncino e finocchietto. Amalgamato con cura, l’impasto deve riposare per una decina di ore. Quindi si insacca nel budello naturale, inserendo al centro un filetto di lardo lungo quanto il budello stesso.

Parlavamo di produzione quasi esclusivamente familiare ma questo, dal 2008 in avanti, non è così vero. Risale infatti a questa data la nascita di un piccolo laboratorio artigianale che lavora i salumi tipici del territorio con un occhio di riguardo proprio a questo eccellente prodotto.

Raffaello Palladino e Marco Infante gestiscono oggi questa piccola azienda che si è fatta conoscere in Cilento per l’artigianalità e la bontà dei prodotti e che, adesso, comincia a farsi conoscere anche in contesti più ampi, grazie alle campagne di marketing e alla partecipazione a fiere di settore. Dal sito web del Piccolo Salumificio Artigianale di Gioi è possibile acquistare varie tipologie di salumi tipici che vanno dalla già citata soppressata alla salsiccia, dal guanciale al capicollo… ce n’è per tutti i gusti con la certezza di portare a casa prodotti di altissima qualità.

 

Alessandro Feo – Chef cilentano

Il nostro territorio è costellato di piccole contraddizioni, di situazioni borderline, di tanti “vorrei ma non posso” e anche tanti “vorrei, ma solo per finta…”.

Un territorio meraviglioso e magico in cui paghiamo lo scotto di essere figli di una cultura che viene da lontano, dalle teorie dell’essere dei filosofi eleatici e dalla presenza di tante culture che hanno plasmato e formato il carattere di un popolo poco aduso all’approfondimento delle tematiche relative allo sviluppo economico, più figlio del “logos” e assiduo frequentatore dell’agorà di ellenica memoria.

Il nostro territorio, dicevamo quindi, che però ogni tanto ci stupisce e ci regala situazioni di eccellenza in cui ritroviamo l’orgoglio e la legittimità di sentirsi, ancora una volta, al top in determinati settori.

La diffusione dei social e il proliferare di strumenti di comunicazione come questo, hanno oggi assunto un’importanza strategica nel far conoscere le specificità di un territorio e le componenti che ne determinano l’identità e la collocazione nei settori di riferimento.

Il Cilento è una terra di mezzo, è una terra i cui riferimenti arcaici e storici sono molto presenti e molto pregnanti, una terra di confine che assume quasi il ruolo di baluardo a difesa di antiche consuetudini e riti. Il mondo contadino rimasto, in molti contesti, confinato all’esercizio delle attività tipiche dei contadini del secolo scorso, con scarsa meccanizzazione ma, soprattutto, cristallizzato sulla convinzione di far parte di un settore marginale dell’economia. Nulla di più sbagliato, alcune eccellenze del territorio sono state “riscoperte” (sic!) proprio grazie all’azione costante e mirata di operatori illuminati che hanno resistito e che hanno costruito un’identità territoriale di primissima qualità. Voglio citare qualche esempio: Giovanna Voria, con i “suoi” ceci di Cicerale, Michele Ferrante e i “suoi” fagioli di Controne, Angelo Avagliano e il “suo” grano Carosella…

Alessandro Feo, giovane chef cilentano, fa parte della schiera delle persone produttive e positive del territorio. Non starò qui a decantarne le doti e la maestria che mette in ognuno dei suoi piatti ma, piuttosto, lo spirito che anima il nostro nell’incessante e metodica ricerca di prodotti del territorio per poi valorizzarli al massimo agganciandosi alle tradizioni culinarie delle massaie cilentane, traducendoli assecondando il suo entusiasmo e le sue ispirazioni.

Alessandro è lo chef del Rumi Restaurant, struttura ubicata ai piedi della collina di Elea-Velia, nel Comune di Ascea. Una struttura che, piano piano, si sta ritagliando uno spazio considerevole nel panorama turistico cilentano, gestito sapientemente da una famiglia di imprenditori che hanno capito l’importanza di una presenza di questo livello.

I piatti sono una sintesi di ricerca e di valorizzazione delle eccellenze locali con un’attenzione specifica verso la relazione con il produttore, con il contadino… quasi a carpirne i segreti e le intuizioni per poi farli propri. Il connubio mare/terra è la caratteristica fondamentale della cucina di Alessandro e il legame con le origini lo ha portato a progettare un orto di ben quattro ettari, al lato del ristorante, da cui attingere le materie prime per le sue alchimie.

Una puntatina al Rumi Restaurant è un’esperienza che lascia il segno, i menù costantemente aggiornati a seconda della stagionalità degli ingredienti, sono un trionfo di gusto e di sapori… un piacere anche per gli occhi, in quanto nessun dettaglio viene trascurato.

Il futuro del nostro territorio ad oggi resta un’incognita se non riusciremo a trasferire ai nostri giovani l’importanza di un impegno per costruire una realtà migliore e un’idea concreta di sviluppo di tutte le componenti sociali ed economiche ma, sicuramente, l’attività di giovani come Alessandro è un buon viatico e lascia una sensazione di ottimismo a tutti coloro che hanno veramente a cuore il destino del Cilento.

Il cammino del nostro amico è appena cominciato ma si intravedono grandi prospettive di crescita che possano essere prese ad esempio da altri giovani desiderosi di aiutare il Cilento a diventare sempre più un territorio di riferimento.

Web: http://www.alessandrofeochef.it
Instagram: https://www.instagram.com/alessandrofeochef/
Facebook: https://www.facebook.com/chefalessandrofeo/

Rumi Hotels
Viale Magna Grecia snc
84046 Ascea Marina
Tel. 0974 977128

Cilentanità 2018 – Riflessioni e suggestioni

 

Cilentanità: una iniziativa del Consorzio Cilento di Qualità. Consorzio, cooperativismo, unione di intenti, progettazione strategica… sono termini inusuali in Cilento, è una terminologia nuova a cui bisognerà, per forza di cose, abituarsi sempre più.
La strada è questa: collaborare per promuovere il nostro territorio, rafforzare azioni strategiche attraverso l’unione delle competenze e delle risorse.

Il Consorzio Cilento di Qualità è nato con l’intento di promuovere il Cilento nella sua totalità, partendo dalla ri-scoperta di un territorio dalla bellezza incomparabile e suggerendo strategie innovative di valorizzazione delle nostre specificità.

Parliamo di 25 strutture ricettive tra Marina di Camerota, Palinuro e Pisciotta: il gotha e la storia del turismo cilentano, basato principalmente sull’offerta classica balneare, il classico binomio mare-ombrellone che ha funzionato, forse, in passato ma che è oramai superato e surclassato.

Nell’era della comunicazione e dei social il progetto Cilentanità assume una valenza straordinaria perchè fondata su valori moderni di accoglienza e offerta di un prodotto che racchiude tutte le sfaccettature rappresentative di un territorio in cui si fondono ricchezze paesaggistiche, storiche, culturali, enogastronomiche di grande impatto.

Ci troviamo al cospetto di una nuova generazione di turisti che non ha esigenze monotematiche e che ci pone in una condizione di ascolto e di attenzione rispetto alle loro esigenze. Lo stile di vacanza di questa nuova generazione racchiude vari aspetti e richiede una capacità di adattamento che rivoluziona il concetto di albergatore o di operatore del turismo. Oggi, più che mai, bisogna essere in grado di assicurare soluzioni che vedano soddisfatte le aspettative di coloro che decidono di visitare una regione per scoprirne gli aspetti più reconditi, affascinanti, coinvolgenti… che richiedono di portare a casa un arricchimento delle loro conoscenze e una esperienza che li veda coinvolti come residenti temporanei.

Il Consorzio Cilento di Qualità nasce proprio con l’intento di fornire, al visitatore ma anche al residente, una visione di insieme di un territorio ricco e variegato, che va dalle spiagge e dalle insenature di Camerota fino alle grave e alle grotte dei Monti Alburni, dalle cale e le grotte di Palinuro, fino alle ricchezze storiche e architettoniche della Certosa di Padula, dalle stradine tortuose che si arrampicano fino al borgo di Castellabate fino alle gole del fiume Calore a Felitto, dalle suggestioni di Punta Licosa con l’isolotto della sirena Leucosia fino alle tombe lucane di Roccagloriosa…

Il viaggio è appena cominciato e la via è tracciata, questo è il futuro di un territorio che dimentica troppo spesso l’importanza del settore turistico per favorire l’occupazione e per combattere lo spopolamento dei nostri borghi.

Auguri e complimenti al Consorzio Cilento di Qualità.

Foto: Toni Isabella e Ida Gasparri

 

Il Cilento: vorrei ma non posso

Perchè in Cilento è così difficile innescare strategie produttive efficaci nei settori dell’agroalimentare, nella promozione enogastronomica e ne turismo in generale? Perchè non si riesce a capire quanto sia importante promuovere i prodotti agricoli presso i ristoranti del territorio? Perchè questa cosa è così difficile da capire e da realizzare?

Abbiamo in Cilento una quantità incredibile di prodotti di qualità, di grande tradizione, di eccellenze ampiamente riconosciute ed apprezzate, di presidi Slow Food, di prodotti biologici. Il fagiolo di Controne, i ceci di Cicerale, il maracuoccio di Lentiscosa, il fagiolo di Casalbuono, la cipolla di Vatolla, il fagiolo di Gorga, il fagiolo di Mandia, le alici di menaica, la mozzarella nella mortella, il cacioricotta cilentano, il fico bianco del Cilento, il grano prodotto a Caselle in Pittari, a San Mauro Cilento, nella valle di Pruno, i vini e le numerose case vitivinicole del Cilento (una realtà tra le più interessanti del panorama produttivo)… insomma un territorio (apparentemente) ricco e pieno di risorse ma scarso per quanto riguarda la possibilità di fare reddito. Perchè?

Perchè abbiamo tante entità slegate tra loro, perchè siamo ultraindividualisti, perchè il Parco ha abdicato a quella che doveva essere la sua missione primaria: fare da collante e contribuire a coordinare le attività che animano il territorio, questo per le colpe di una gestione miope e interessata. Un ente che, al contrario, dovrebbe essere retto da persone lungimiranti e capaci di andare oltre gli interessi personali. Personaggi che a lungo hanno spadroneggiato e oggi si ergono a paladini delle buone pratiche… (sic!)

Il recente insediamento del nuovo presidente sembra aver cambiato la politica di scelte scellerate e deteriori per il territorio a cui eravamo e siamo abituati. Speriamo.

La pubblicazione della Guida del Cilento di cui sono autore, edita da AreaBlu Edizioni e il successo finora registrato nelle vendite e nel gradimento di tutti coloro che hanno avuto occasione di visionarla, mi ha convinto ancora di più che si possono innescare percorsi virtuosi e che quando accade le ricadute sono immediate. La “nostra” guida è uscita dai confini territoriali e ha riscosso interesse e consenso anche oltre i confini nazionali (c’è una versione in inglese e si sta lavorando alla versione in lingua tedesca), questo a conferma del fatto che il Cilento ha un grande appeal nei circuiti legati al turismo e all’enogastronomia. Lo step immediatamente successivo è la valorizzazione dell’agroalimentare cilentano e delle sue tradizioni. Abbiamo grandi storie da raccontare e abbiamo la possibilità di affascinare e attrarre turisti tutto l’anno ed è in questa direzione che bisogna investire.

Abbiamo un territorio ricchissimo di storia e di reperti archeologici molte volte mortificato dall’incuria e dall’abbandono, è ora di ripensare alle strategie di promozione dei siti archeologici e storici e non parliamo solo delle aree di Paestum e Velia: ci sono reperti archeologici a Roccagloriosa, a Moio della Civitella, a Monte Pruno, a Sant’Angelo a Fasanella… senza dimenticare le chiese basiliane (San Filippo d’Agira a Laurito, San Filadelfo a Pattano, Santa Maria di Grottaferrata a Rofrano, il cenobio basiliano di San Giovanni Battista a San Giovanni a Piro…) senza dimenticare le chiese rupestri (Grotta della Madonna delle Neve sul Cervati, Grotta di San Michele a Caselle in Pittari, Grotta di Sant’Elena a Laurino, Grotta di Santa Lucia a Magliano Vetere…)

Riusciremo mai ad aprire gli occhi e a rimboccarci le maniche?

 

La “sagra” è morta

Estate, tempo di happening più o meno “politically correct”, grandi uscite, grandi mangiate… cosa resta? Vicoletti sporcati da bicchieri di plastica buttati qua e là, piatti sporchi del sugo dell’immancabile fusillo al ragù di castrato, posate di finto legno “riciclato” come prova dell’avvenuta consumazione di pasti senza anima… senza anima… come queste manifestazioni che hanno l’unico scopo di racimolare qualcosa… Sagre come segnale di svendita di un territorio che non vede l’ora di essere svenduto, anzi ne è persino felice!!

Sagre, l’occasione per invitare questo o quel giornalista che viene dalla città e che, chissà mai, ci può aiutare a vendere (svendere) l’ennesimo prodotto pensato proprio per fare solo un po’ di soldi, senza nessun intento di valorizzazione o di recupero di una tradizione o di una storia…
Sagre, il marcare il territorio come un cane che fa la pipì e che si appropria di uno spazio, la bandierina messa lì credendo di essere un novello Emilio Fede…
Sagre: tristezza infinita riproposta ogni anno con la stessa faccia tosta dell’anno prima…

A Celle di Bulgheria stiamo provando a uscire dagli schemi: la “sagra” qui non esiste, la Cillisi non è una sagra o, perlomeno, prova a non esserlo…
Il 16 agosto rifletteremo sulla situazione attuale di un Ci-lento smarrito, di una terra confusa perchè non abituata ai riflettori…

Ci accompagneranno in questo momento di pausa alcuni personaggi particolari del nostro territorio e i temi trattati serviranno da pungolo per fermarsi e cercare di capire se ci sono strade che si possono imboccare, se ci sono strade che hanno un cuore…

Edmondo Soffritti ci parlerà delle nuove frontiere dell’agricoltura organica rigenerativa, ci spiegherà che è tempo di dire addio ai prodotti chimici, a quanto è pericoloso l’uso del glifosato e di cosa bisogna fare per ristabilire un contatto “sano” con la madre terra… Emilio Conti ci aprirà le porte sulle tematiche relative all’olivicoltura, al prezioso oro giallo che in Ci-lento potrebbe essere veramente la svolta di un territorio… Marco Colasanto, giovane agronomo che con Alessandro Scassellati (che cognome impegnativo e quanta nostalgia!!) prova a realizzare reti di impresa in Cilento…

E poi ci sono loro: le memorie storiche di Celle di Bulgheria: zì Palmira, zì Saverio e tanti altri “zì”… un manipolo di giovani: Davide Marotta, Piergianni Guida, Gianluigi Guida e una comunità che prova ad alzare la testa, fiera delle sue origini… questo vogliamo fare: ri-affermare la nostra identità, valorizzare le nostre risorse, uscire dallo scontato e dalla mediocrità ma senza alzare il ditino a mò di professori… lo vogliamo fare con umiltà, con discrezione ma con fierezza, con l’orgoglio di un senso di appartenenza che ci accomuna e che ci rende forti… chi viene alla Cillisi deve sapere che viene a vivere un’esperienza irripetibile, viene a conoscere un pezzo di Ci-lento che non svende la propria identità e la propria storia… vogliamo condividere non svenderci… chi vuole comprare si accomodi altrove.